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LE VIN EN ROSE: I ROSATI FRANCESI

I VINI ROSATI

Contrariamente a quello che alcuni pensano dei vini rosati, questi non si ottengono affatto dall’assemblaggio di vini bianchi e vini rossi, pratica consentita solo per gli champagne e alcuni spumanti rosé, ma sono figli di una vinificazione molto complessa e delicata, ancor più quando, come nel caso di molti rosati francesi, sono prodotti dalla combinazione di diverse tipologie di uve.

In collaborazione con Wineroad Milano e GoDrink, abbiamo voluto approfondire l’argomento con un piccolo viaggio in Francia, degustando i rosati di 4 regioni, ma anche dando qualche informazione in più a chi ha scelto di salire sul nostro tappeto magico!

La vinificazione dei rosati

Per comprendere come nasce un vino rosato, occorre, innanzitutto, ricordare che tranne pochi casi (uve tintorie), i pigmenti che danno il colore al vino sono concentrati nella buccia dell’acino, e dunque il colore rosato si può ottenere solo da uve grigie ed uve rosse.

Inoltre, il colore dipende dal fattore tempo, ossia dalla durata del contatto delle bucce con la parte liquida oltre che dalla temperatura.

Secondo le attuali disposizioni della UE, i vini rosati possono essere prodotti da:

  • Uve a bacca rossa;
  • Uve a bacca grigia (Pinot grigio, Grenache Gris…);
  • Uve povere di materia colorante (Poulsard, Doux d’Henry);
  • Uvaggi a base di uve a bacca rossa e bianca;
  • Assemblaggio di mosti ottenuti da uve a bacca bianca e rossa.

Nello specifico, i vini rosati sono frutto di specifiche tecniche di vinificazione:

  • Vinificazione in rosso di uve povere di materia colorante: in questo caso i vini saranno caratterizzati da colore molto scarico. Si intende per vinificazione in rosso la vinificazione che avviene per macerazione delle bucce a contatto con la parte liquida, mosto, che consente il trasferimento di pigmenti, aromi e tannino dalla buccia al mosto. Questo tipo di vinificazione viene utilizzato anche per produrre i cosiddetti vini macerati o orange.
  • Pressatura diretta: in questo caso si ricorre alla tecnica di vinificazione in bianco, dunque le uve vengono diraspate e/o pigiate, per poi essere sottoposte ad una pressatura soffice, rapida, che consente di ottenere vini non troppo colorati. In buona sostanza, la differenza con una vinificazione in rosso sta nel fatto che in questo caso, a meno di una brevissima macerazione a freddo, quindi in assenza di fermentazione alcolica, fatta per estrarre gli aromi dalla buccia, la massa in fermentazione sarà costituita solo dalla parte liquida, ossia in assenza delle bucce.
  • Salasso o saignée: in questo caso, i primi passaggi sono gli stessi di una vinificazione in rosso, segue una macerazione a bassa temperatura, che può durare da poche ore fino a 24-36 ore. Nel caso di macerazioni corte, da 2 a 12h, si parla di vino di una notte.

In questo tipo di vinificazione, la protezione contro le ossidazioni gioca un ruolo fondamentale. Dopo la vendemmia le uve vengono rapidamente portate in cantina, diraspate e/o pigiate per liberare il succo, quello che viene chiamato mosto. Il mosto solfitato, macera a basse temperature, per poter estrarre colore e aromi, questo processo è anche detto macerazione pellicolare.

A questo punto, viene prelevata dalla massa in macerazione, la parte liquida che poi viene lasciata fermentare. Tutti i passaggi successivi saranno gli stessi di una normale vinificazione in bianco. I rosati così ottenuti risultano più colorati e più adatti all’invecchiamento.

Alla luce di quanto detto, risulta evidente che la vinificazione dei rosati è molto più complessa e delicata della vinificazione in rosso e di quella in bianco, si tratta di una vera e propria arte!

La Francia in testa.

La Francia rappresenta il primo produttore di rosé al mondo, 31% della produzione mondiale, davanti a Spagna, Stati Uniti e Italia, e ne è anche il maggior consumatore, 34 % della produzione mondiale!

La Provenza, in particolare rappresenta la prima regione produttrice in Francia, in ogni caso, la Francia ama i vini rosati che vengono prodotti in diverse regioni:

  • Vallée de la Loire: Touraine, Anjou, Coteaux d’Ancenis, Coteaux du Loire, Chinon, Bourgeuil, Sancerre, Menetou-Salon, Reuilly, Coteaux du Vendômois; Saint-Pourçain, Côtes d’Auvergne; Rosé de Loire; Cabernet de Saumur, Rosé d’Anjou, Cabernet d’Anjou;
  • Champagne: Rosé de Riceys (appellation 100 % rosé);
  • Bourgogne: Marsannay;
  • Beaujolais: Beaujolais et Beaujolais Supérieur;
  • Vallée du Rhône: Côtes du Rhône, Grignan-les-Adhémar (Tricastin), Lirac, Luberon, Ventoux, Vacqueyras, Gigondas, Tavel (appellation 100 % rosé); Côtes du Vivarais,
  • Provence: Côtes de Provence, Coteaux d’Aix-en-Provence, Les Baux-de-Provence, Coteaux varois, Bandol, Bellet, Palette, Coteaux de Pierrevert;
  • Corse: Ajaccio, Patrimonio, Vin de Corse du Cap Corse, Vin de Corse, Calvi, Vin de Corse Porto-Vecchio, Vin de Corse Figari, Vin de Corse Sartène;
  • Languedoc-Roussillon: Collioure, Faugère, Saint-Chinian, Minervois, Côtes du Roussillon, Costières de Nîmes, Coteaux du Languedoc, Corbières;
  • Bordeaux /Sud-Ouest: Bordeaux rosé, Bordeaux Clairet, Fronton, Saint-Mont, Buzet, Rosé du Béarn;
  • Jura: Arbois, Arbois-Pupillin, Côtes du Jura.

Bourgogne

La Borgogna è, per definizione, la casa del Pinot Noir e dello Chardonnay, è qui, infatti, che se ne producono i più grandi esemplari, riferimento per tutti i produttori mondiali.

Si tratta di un’area piuttosto estesa, caratterizzata da clima prevalentemente continentale, più freddo a nord, intorno a Chablis, e più moderato man mano che si va verso sud, con importanti influenze oceaniche e mediterranee.

Gli elementi più importanti, da un punto di vista climatico, sono le gelate primaverili, particolarmente temute dal Pinot Noir, e le frequenti piogge all’inizio dell’estate, durante la fioritura, e durante il periodo della vendemmia.

Nello Chablis si aggiunge anche il problema delle violente grandinate estive, che possono danneggiare seriamente i raccolti.

I suoli sono molto variegati, ma la componente principale è costituita da sedimentazioni marine mescolate a calcare, argilla e marna.

AOC Marsannay: la porta della Côte de Nuits

La AOC Marsannay, nei pressi di Digione, è l’unica denominazione village a poter produrre vini rossi, bianchi e rosati.

Qui si producono, ogni anno, una media di 2.500 ettolitri di vini rosati, a partire dal Pinot noir.

Considerata la porta de la Côte de Nuits, essa comprende i comuni di Chenôve, Marsannay-la-Côte et Couchey.

Da nord a sud, i vigneti si trovano sui migliori versanti delle colline e delle aree pedemontane tra i 255 e i 390 metri di altitudine, con esposizioni da est a sud.

I suoli sono vari, su base argillo-calcarea di epoca giurassica, sono costituiti da encriniti (fossilizzazioni dei gigli di mare, chiamate “calcaire à entroques” in francese), ciottoli, falde detritiche stratificate, marne a “ostrea acuminata”, brecce alluvionali. Essendo suoli ricchi di ciottoli e argilla risultano essere particolarmente ben drenati.

Si possono distinguere 4 climats:

– il versante nord di Marsannay, con suoli calcarei bruni;

– la comba di Marsannay, una valle montana lunga e stretta, composta di due combe, la comba del Pré e la più imponente comba del Grandvau, con al centro un cono di deiezione, dal suolo bruno calcico;

– il versante sud di Marsannay, con suoli poco spessi a base di argilla e limo;

– i versanti di Couchey, con suoli calcarei bruni con rendzine su suoli sassosi.

Domaine Ballorin et F.

Il Domaine Ballorin & F è stato creato nel 2005 da Gilles Ballorin e da sua moglie Fabienne.

Gilles coltiva i suoi 6 ettari di vigna, dislocate sulla Côte de Nuits (da Comblanchien a Chenôve), in regime biodinamico.I suoli sono lavorati con l’aiuto dei cavalli, senza l’uso di pesticidi, al di là di piccole dosi di rame.

Tutti i vini sono vini “naturali”, con l’obiettivo di recuperare l’espressione naturale del terroir.

In degustazione: Marsannay Rosé “Cœur de Rose” 2017

Questo vino, 100% Pinot Noir, è prodotto dalle uve di un vigneto di circa 0,2 ha, lavorato in biodinamica, su suolo argillo-calcareo e pietroso, con una età media di circa 35 anni ed allevato a Guyot semplice.

La densità di impianto è piuttosto alta, con circa 10.000 ceppi/ha, con una resa di 30 q/ha e una produzione di circa 1.500 bottiglie l’anno.

Dopo la vendemmia, fatta rigorosamente a mano, le uve vengono diraspate e pressate, il mosto viene poi lasciato fermentare sui suoi lieviti indigeni in contenitori di cemento e vetroresina, segue un affinamento sulle fecce fini in pièces usate per circa 6 mesi.

Una volta versatolo nel calice, colpisce per il suo colore un rosa salmone di media intensità.

Al naso, inizialmente si presenta un po’ chiuso e con una leggerissima volatile che con il passare dei minuti svanisce. A dispetto del passaggio in legno, è il vino meno complesso della serata. Al naso un delicato frutto rosso, qualche accenno floreale, una leggerissima nota ematica, si intuisce una certa “rusticità”.

Al palato, si confermano le stesse caratteristiche del naso, un bouquet non molto ampio, una media persistenza.

La Valle del Rodano

Il vigneto della Valle del Rodano è tra i più antichi vigneti francesi, e si divide, sostanzialmente, in due parti: la Valle del Rodano settentrionale e la Valle del Rodano Meridionale.

Vitigni principali

Nella zona settentrionale, i rossi sono costituiti a maggioranza da syrah; mentre i bianchi sono prodotti da roussanne, marsanne e viognier.

Nella parte meridionale domina, invece per i rossi, la grenache, che viene spesso utilizzata in associazione con syrah, mourvèdre, cinsault e carignan.

I vini bianchi sono frutto dell’assemblaggio di grenache blanc, clairette, bourboulenc, roussanne, marsanne, maccabeau, rolle, piquepoul.

Per quel che riguarda i rosati, questi vengono prodotti con gli stessi vitigni utilizzati per i rossi.

La Valle del Rodano Meridionale

Il paesaggio della Valle del Rodano Meridionale è un susseguirsi di altopiani e colline dai dolci pendii, dunque più “pianeggiante” della parte settentrionale. I migliori siti, generalmente, sono quelli con suoli particolarmente sassosi, poiché i sassi assorbono calore e riscaldano il vigneto favorendo la maturazione delle uve.

Qui il clima è mediterraneo temperato, con inverni miti ed estati calde ed asciutte.

Inoltre, da nord, soffia il Mistral che, con la sua forza, e proprio a causa della mancanza di alture che proteggano i vigneti, può causare seri danni alle vigne. Per ovviare a questo problema, si ricorre all’uso di strutture frangivento e a forme di allevamento adattate a seconda del vitigno.

Ad esempio, la grenache viene allevata ad alberello basso, in questo modo non solo risulta maggiormente protetta dal vento, ma beneficia anche del calore restituito dai ciottoli che ricoprono i suoli. Mentre, per il syrah, che risente molto meno dell’effetto del vento, viene preferita la forma di allevamento a guyot.

I suoli sono piuttosto variegati, così mentre nella zona di Château-Neuf-du-Pape, in prevalenza, abbiamo un sottofondo calcareo coperto di ciottoli rotondi, galets, che a volte ricoprono terreni rossicci di origine alluvionale, a Gigondas, si hanno terreni pietrosi e marnosi, e a Tavel e Lirac, abbiamo suoli sabbioso-calcarei.

AOC Tavel

La AOC Tavel, dedicata esclusivamente alla produzione di rosati, ricopre una superficie di circa 930 ha, sulla riva destra del Rodano, nei territori del comune di Tavel e, per alcuni ettari, del comune di Roquemare.

Molti concordano nel dire che qui si producano i migliori rosati del mondo! E sembra che a pensarla così fossero anche Re Filippo il Bello e i papi di Avignone, che già all’epoca consideravano il Tavel il Re dei rosati.

Con una produzione media annua di circa 39.000 hl, il Tavel fa parte dei più importanti crus del patrimonio viticolo francese.

Qui, una grande varietà di vitigni, che concorreranno alla genesi di questi rosati, viene coltivata su di un suolo ricoperto di pietre bianche, ciottoli rotondi, sabbia e ghiaia.

Domaine M. Chapoutier

Situato a Tain l’Hermitage, il Domaine M. Chapoutier, esiste dal lontano 1808 e oggi è condotto da Michel Chapoutier, appartenente alla settima generazione di vignerons, che ha preso le redini dell’azienda a partire dal 1990.

Detta così, potrebbe sembrare che l’allora giovane rampollo, abbia semplicemente ereditato la storica azienda, ma le cose sono più complicato di così!

All’epoca, infatti, Michel stufo della gestione del Domaine da parte del fratello e del padre, propose un out-out al nonno, sarebbe andato via, oppure avrebbe acquistato il Domaine e sarebbe stato libero di gestire a modo suo le cose.

E così fu, appena acquistato il Domaine, Michel licenzio il padre e il fratello e si mise al lavoro rivoluzionando l’azienda e diventando una delle figure di spicco della zona!

Da allora Michel, che è oggi affiancato nel lavoro dalla moglie Corinne e dai figli, Mathilde e Maxime, conduce il domaine, con i suoi 360 ettari sparsi in tutto il mondo, in regime biologico e biodinamico.

Chapoutier è un vigneron, ma è anche un negociant, oltre ad essere impegnato in diverse associazioni volte a promuovere i vitigni rodaniani nel mondo. Oggi il nome Chapoutier si è diffuso non solo nella Valle del Rodano, ma anche in Alsazia, Roussillon, Australia, Champagne e in Inghilterra.

Parliamo di un uomo che ha saputo gestire al meglio l’azienda familiare, in crisi, arrivando a produrre più di 8 milioni di bottiglie l’anno, e ottenendo per diversi vini i 100/100 da Parker.

In degustazione: Tavel Rosé “Beaurevoir” 2017

Questo rosato è frutto di un uvaggio a base di Grenache noir, Cinsault, Syrah, Mourvèdre, Clairette e Bourboulenc.

I suoli su cui insistono i vigneti sono costituiti da sassolini calcarei e argilla rossa.

Per quanto riguarda la vinificazione, si procede con una macerazione di 24-36 ore, a cui segue un salasso, quindi un affinamento in acciaio che durerà fino alla primavera, quando il vino viene imbottigliato.

Come direbbero i francesi, il vero “coup de coeur” della serata!

Bello nel calice con un colore più acceso e meno aranciato.

Il naso è ampio e complesso quanto il palato, pienamente equilibrato e armonico, e meravigliosamente lungo…ha stupito tutti quanti!

Frutti Rossi piccoli, note di agrumi e di spezie, accenni di mineralitá, note che ricordato il cassis, ma anche la macchia mediterranea.

Côteaux du Languedoc (Languedoc-Roussillon)

La storia dei Côteaux du Languedoc affonda le radici in un passato lontano. Si fa risalire, infatti, ai greci il primo impianto di vite nella regione, nel 500 a.C., molto prima dell’arrivo dei romani.

Da Narbonne a la Camargue e alle Cévennes, questo vigneto ha un’estensione tutt’altro che ridotta, si distribuisce su 3 dipartimenti: Aude, Hérault e Gard. Il territorio copre circa 50.000 ha, di cui 11.500 dedicati ai vigneti ed è distinto in 8 sottoregioni:

– Grès de Montpellier (che include Saint Georges d’Orques)

– La Clape (e Quatourze)

– Pézenas (e Cabières)

– Pic Saint Loup

– Picpoul de Pinet

– Terrasses de Béziers

– Terrasses du Larzac (con Montpeyroux e Saint Saturnin)

– Terres de Sommières

Il clima è mediterraneo caldo, con estati calde e asciutte, i suoli sono ricchi di calcare scisti e sassi.

Tra i vitigni principali a bacca rossa troviamo carignan, grenache, cinsault, mourvèdre, syrah merlot e cabernet sauvignon, mentre per quelli a bacca bianca abbiamo rolle, roussanne, marsanne, viognier e chardonnay.

Domaine Mas Jullien

Nel cuore del villaggio di Jonquière, a nord-ovest di Montpellier, sulle denominazioni Côteaux du Languedoc e Terrasse de Larzac, si trova il Domaine Mas Jullien, con i suoi 20ha di vigne.

Il domaine è stato fondato, nel 1985, da Olivier Jullien e dal suo braccio destro Jean-Philippe Granier.

Olivier Jullien è uno dei vignerons simbolo del rinnovamento e della rinascita del Languedoc-Roussilon.

Infatti, fa parte di quella generazione di vignerons che negli anni ’80 hanno focalizzato il loro lavoro sulla ricerca dei terreni più adatti alla coltivazione delle specie autoctone, ma anche di quelle più tipiche della Valle del Rodano.

Qui si coltivano circa 20 ha di vigne tra uve a bacca rossa e bianca: carignan, cinsault, mourvèdre, syrah, grenache, carignan blanc, chenin, viognier, clairette, petit manseng. Inoltre, le vigne sono tutte disposte su terrazze in altura, il che garantisce grande freschezza ai vini.

Tutte le lavorazioni sono in biologico e biodinamico non certificato, Olivier infatti ha deciso di non richiedere più la certificazione per poter gestire in maggiore libertà le sue vigne. Inoltre, le vendemmie vengono fatte a mano e a piena maturità delle uve.

Ogni parcella è fortemente caratterizzata da altitudini ed esposizioni diverse, inoltre i suoli sono molto vari e sono costituiti, prevalentemente da rocce calcaree, scisto, argilla e depositi alluvionali.

In degustazione: Côteaux du Languedoc Rosé 2016

Il vino in degustazione è un rosato da salasso fatto da mourvèdre 30%, cinsault 30%, grenache 15%, carignan 15%, da vigneti coltivati nel territorio della Terrasse de Larzac. Qui i suoli sono di natura argillo-calcarea con sassolini calcarei, silicio e gres.

La fermentazione, con lieviti indigeni, avviene in acciaio, segue un affinamento sulle fecce fini di 6 mesi, sempre in acciaio.

Vino molto interessante, bello il colore rosato di media intensità con note solo leggermente aranciate. Naso meno fruttato, forse per quell’anno in più? Decisamente sembra dare maggiore risalto a piacevoli note secondarie e terziarie che ricordano la frutta secca e qualche accenno burroso.

Al palato, si confermano le note rilevate al naso, ma colpisce ancora per la bella acidità, la piacevole beva, il finale lungo e armonico.

La Provenza

Il paesaggio provenzale ha sempre un fascino particolare, con il suo susseguirsi di colline che scendono fino alle pianure, in prossimità del mare., da nord partendo da Avignone per arrivare a sud sino alla costa, mentre da est a ovest si estende da Nizza ad Arles.

Caratterizzata da un clima mediterraneo caldo, le temperature possono arrivare anche a 30°C in estate, gli inverni sono miti, le precipitazioni ridotte, soprattutto durante il periodo di crescita e maturazione delle uve.

Qui al Mistral, il freddo vento che soffia da Nord, si aggiunge la Tramontana, che soffia attraverso i Pirenei e il Massiccio Centrale

Le AOC regionali sono 4, Côtes de Provence, Côteaux du Varois, Côteaux d’Aix en Provence e Côteaux du Pierrevert, mentre le AOC comunali sono 5, Cassis, Bandol, Palette, Baux de Provence e Bellet.

I vigneti sono distribuiti su 3 diversi tipi di suoli.

– Le terrazze calcaree che costeggiano i grandi massicci calcarei di Sainte Baume, delle Alpilles e delle Alpi dell’alta Provenza,

– i suoli cristallini del Massiccio dei Maures tra Tolone e Saint-Raphaël, a base di scisto e granito;

– i suoli argillo-silicei e arenosi che formano la depressione che circonda il massiccio dei Maures.

Il paesaggio si divide in tre zone tipiche:

– un piccolo vigneto sulle alture della città di Nizza: Bellet;

– a ovest e a nord, il vigneto è piantato su una zona arida, ricoperta di garrigues e ulivi;

– al centro e lungo il mare, il vigneto ricopre la depressione intorno ai massicci di Maures e Esterel, la vegetazione è caratterizzata da foreste.

In questa AOC si producono ogni anno circa 1.160.000 hl di vino, mentre l’estensione del vigneto è di circa 27 000 ha.

La regione ha un ampio patrimonio in termini di vitigni, almeno 45 diversi vitigni di cui 21 principali e 24 accessori.

AOC Bandol

La AOC Bandol, è forse quella più importante, i suoi vini erano già conosciuti e amati alla corte di Parigi nel XVI secolo.

Qui i vigneti sono disposti su grandi terrazzamenti che scendono verso la costa.

Il territorio di questa AOC, con una estensione di circa 1.480 ha si distribuisce su 8 comuni del territorio del Var: Bandol, Le Beausset, Le Castellet, La Cadière d’Azur, Saint Cyr-sur-mer, Sainte-Anne d’Evenos, Sanary-sur-mer e Ollioules.

Il vigneto di Bandol, protetto dal massiccio di Sainte Baume a Nord, con i suoi 1147 m di altezza, discende con le sue terrazze fino al mare attraverso un suggestivo anfiteatro naturale fatto di colline ricoperte di boschi.

Domaine de la Bégude.

Il Domaine de la Bégude, gestito, dal 1996, da Guillaume Tari, bordolese di nascita, bandolese di adozione, nonché Presidente dell’Associazione dei Vini di Bandol, si trova nel punto più alto dell’Appellation Bandol, da cui gode di una splendida vista sulla Baia de la Ciotat.

Qui l’influenza del mare mitiga l’effetto del Mistral, mentre la montagna di Sainte Baume fa da scudo alle vigne.

Posizionato a 410 metri di altitudine lungo l’antica via che andava da Marsiglia a Tolone, a la Cadière d’Azur, con una vasta proprietà di ben 500 ettari, 23 dei quali dedicati alla viticoltura e divisi in 66 parcelle, tra i 350 e i 429 metri sul livello del mare, con suoli dalla composizione variegata su una base argillo-calcarea, il Domaine è condotto secondo i criteri dell’agricoltura biologica.

Inoltre, Guillaume è un fervente sostenitore dei rosati fatti come da tradizione, quini niente rosati pallidi, ma rosati carichi di colore, leggermente aranciati, a maggioranza di mourvèdre.

In degustazione: Bandol Rosé 2017

Da vigne con un’età media di 30 anni, coltivate su terreni argillo-calcarei, e con una resa piuttosto bassa di circa 25 hl/ha, questo Rosé è il frutto dell’assemblaggio di Mourvèdre 80%, Grenache 15% e Cinsault 5%.

Le uve vengono raccolte a mano in piccole cassette e, dopo essere state accuratamente selezionate, subiscono diraspatura, ammostamento e spremitura.

La vinificazione e l’affinamento sulle fecce fini, per due mesi, vengono fatti in acciaio.

Anche qui, ci siamo tutti deliziato!

Bello nel suo colore rosa salmone intenso, con una naso di grande ampiezza, complessità e armonia, frutti rossi piccoli, agrumi, spezie, macchia mediterranea, mineralitá.

In bocca l’attacco è salino, ma la frutta si fa subito strada, l’acidità è piacevole, un rosato di buon corpo e di grande persistenza, da abbinare ad una zuppa di pesce ma anche ad un bel piatto di carne speziata.

Conclusioni

Con i nostri compagni di viaggio abbiamo avuto modo di verificare come vino rosato non sia per nulla sinonimo di vinello, anzi ci siamo trovati a vini di grande eleganza, equilibrio e complessità, che non solo hanno retto benissimo l’abbinamento con dei taglieri di formaggi e salumi, ma avrebbero retto altrettanto egregiamente dei piatti di carne o delle zuppe di pesce, come la bouillabaisse.

a voler fare una classifica del gradimento, potremmo dire che nell’ordine abbiamo:

M. Chapoutier, Tavel Rosé “Beaurevoir” 2017

Domaine de la Bégude, Bandol Rosé 2017

Mas Jullien, Côteaux du Languedoc Rosé 2016

Domaine Ballorin & F., Marsannay Rosé “Cœur de Rose” 2017

Ma tutti i vini non solo hanno lasciato tutti piacevolmente sorpresi, ma sono piaciuti tanto da non lasciare traccia alcuna nelle bottiglie e nei calici!

Ph: Francesca Olivotti, Maurizio Gullotti, Sara Passaro

Posted on: Luglio 15, 2019, by :